Razzismo
I giorni si a utilizzato il termine „di razza pura“ ancora una volta (DIE WELT). D´ora innanzi un statunitense è indesiderato tra la Selva Ercinia, la brughiera, il Mare del Nord e Wendland. „Forestiero“ era lui, e una minaccia per il mondo domestico. Detti di epoca nazista? Voglio prendervi in giro? No, è solo necessario leggere il tutto sotto il giusto contesto. L’abete di Douglas dal America del Nord non è più il benvenuto nelle foreste locali. In ogni caso, secondo una minuta delle nuove „Direttive per la concessione di sovvenzioni per promuovere attività forestali nello stato della Bassa Sassonia“ il venturo sostegno di tale albero è a diminuire in futuro. Questo è l´intenzione del governo dello stato della Bassa Sassonia. Gli esperti forestali hanno una vista diversa: L’abete di Douglas non tenda a infestazioni di insetti. Il suo fabbisogno di acqua sia gestibile, loro radici solidamente, in modo che fosse sopravvissuto molto meglio gli uragani ‚Cristiano‘ o „Kyrill“ come l’abete rosso indigeno. Ora gli alberi sono già discriminati. O tempora, o mores!
Rassismus
Der Begriff „reinrassig“ ist wieder die Tage gefallen (DIE WELT). Ein Nordamerikaner ist künftig zwischen Harz, Heide, Nordsee und Wendland unerwünscht. „Gebietsfremd“ sei er, und eine Gefahr für die heimische Welt. Sprüche aus der Nazizeit? Ich will Sie auf den Arm nehmen? Nein, man muss das Ganze nur unter richtigem Kontext lesen. Die Douglasie aus Nordamerika ist in heimischen Wäldern nicht mehr erwünscht. Jedenfalls nach einem Entwurf für die neue „Richtlinie über die Gewährung von Zuwendungen zur Förderung forstwirtschaftlicher Maßnahmen im Land Niedersachsen“ ist die zukünftige Förderung jenes Baumes zukünftig zu kürzen. So will es die Landesregierung in Niedersachsen. Anders sehen das die Forstexperten: Die Douglasie neige nicht zu Schädlingsbefall. Ihr Wasserbedarf sei überschaubar, ihre Verwurzelung solide, so dass sie auch die Orkane „Christian“ oder „Kyrill“ wesentlich besser überstanden habe als die heimische Fichte. Jetzt diskriminiert man schon Bäume. O tempora, o mores!
© Thomas Dietsch